Le reazioni psicologiche alla malattia

Il cancro oltre a colpire la salute fisica, attacca anche quella psicologica. Lo stato d’animo varia ad una velocità inverosimile, il cambiamento d’umore avviene non solo da un giorno all’altro ma da un minuto all’altro! Ciò accade sia per chi sta seguendo una terapia oncologica, sia per chi assiste un familiare o un amico che stanno combattendo questa dura battaglia. Purtroppo, è tutto nella norma.

I valori con cui la persona è cresciuta influiscono sul modo di pensare e di affrontare la malattia: per alcuni è necessario essere forti a tutti i costi per proteggere i familiari ed eventualmente i figli se presenti; per altri la fede è un porto sicuro, un punto di sostegno e di appoggio a cui aggrapparsi. Ciò che conta è “ascoltarsi” e comportarsi di conseguenza, come ci si sente. Alcuni giorni è la voglia di piangere a prendere il sopravvento e va assecondata, tenersi dentro il dolore genera ulteriore sofferenza. I famigliari posso condividere alcuni dei sentimenti della persona malata che, se si sente a proprio agio, può parlarne rendendo partecipi i membri della famiglia e gli amici più cari.

Sopraffazione
Sentirsi dire “hai il cancro” è un tale shock che può portare a percepire la vita come se fosse fuori dal proprio controllo. Il sentirsi sopraffatto dal cancro può essere dovuto a vari fattori: la routine quotidiana viene completamente stravolta e interrotta da continue visite mediche e trattamenti, i dottori utilizzano termini medici incomprensibili, non è più possibile fare ciò che piace, o no è possibile farlo come prima, il senso di impotenza e solitudine prendono il sopravvento. Per riacquisire la padronanza della situazione, è utile fare domande al proprio medico (senza divagare leggendo qua e là informazioni su fonti non certe che possono spaventare e non hanno alcun fondamento scientifico).

Se le energie lo consentono, tenersi impegnati ed attivi aiuta a superare questo momento difficile. Si può pensare di mettersi in gioco provando nuovi corsi che prima non si aveva il tempo di fare, dalla cucina, alla musica, all’attività sportiva.

Rifiuto
È una sensazione comune che caratterizza parecchie persone e si manifesta nel momento in cui viene diagnosticato il cancro per la prima volta. È utile, qualora non si dilunghi per un lungo periodo temporale, perché permette di adattarsi psicologicamente alla diagnosi. Quando la negazione si protrae per un lungo lasso temporale, può diventare un grave problema che impedisce al malato di iniziare le cure tempestivamente. La buona notizia è che nella maggior parte delle persone e dei loro cari, il rifiuto, non dura eccessivamente e consente di iniziare le terapie idonee in tempi relativamente brevi.

Rabbia

Molti si domandano “perché proprio io?” e provano un forte senso di rabbia verso i propri cari e amici sani, alcuni addirittura si accaniscono contro Dio. La rabbia spesso deriva da altri sentimenti difficili da mostrare quali: paura, panico, frustrazione, ansia e senso di impotenza. Tenersi dentro la rabbia non è affatto una buona soluzione, anzi, fa molto male perché questo sentimento prima o poi può sfociare in spiacevoli eventi, come gli attacchi di panico. Questo vale non solo per il malato ma anche per i parenti e amici che gli stanno vicino e lo accompagnano in questo difficile percorso. Sfogarsi e confrontarsi con le persone giuste è la miglior cura. Se necessario, è consigliabile rivolgersi anche allo psicologo di fiducia, prima di prendere farmaci è sempre meglio tentare “la strada della parola” (in ogni caso, lo psicologo non può prescrivere farmaci).

La rabbia può anche essere di aiuto perché spinge all’azione, a curarsi dal punto di vista psicologico, a reagire e a non cadere preda della depressione.

Paura e preoccupazione

La paura e la preoccupazione possono essere inerenti a varie cose, pratiche e meno pratiche. Quelle più concrete riguardano la quotidianità, si ha paura di non riuscire più a lavorare, a guidare la macchina, a portare i figli a scuola o in vacanza. Poi c’è la paura del dolore derivante dalle terapie e la paura del cambiamento fisico e mentale (quest’ultimo riguarda soprattutto certe tipologie di tumore, come quello al cervello). La giusta informazione aiuta, conoscere come affrontare la malattia tramite una chiacchierata con il proprio medico curante, rende più forti, più attivi, più sicuri di sé e permette di passare maggior tempo con i propri cari proprio perché si hanno a disposizione più energie e più positività. Inoltre, le persone meglio informate hanno più possibilità e capacità di seguire le cure a loro dedicate e di conseguenza, di riprendersi più rapidamente.

Speranza

Una volta che il cancro viene accettato, subentra la speranza. Le ragioni per avere speranza sono varie, milioni di persone oggi guariscono da questa terribile malattia, oggi la scienza ha fatto notevoli passi avanti e le possibilità di sopravvivenza sono aumentate considerevolmente. Inoltre, il malato può condurre una vita attiva, anche in fase di terapia.

Alcuni medici sono convinti che la speranza aiuti il corpo ad affrontare meglio la malattia. Gli scienziati stanno studiando se un atteggiamento positivo ed una prospettiva fiduciosa, aiutino le persone a sentirsi davvero meglio.

La speranza inoltre si può costruire ed alimentare con vari metodi: pianificando la propria giornata come si è sempre fatto, non limitare le attività che si amano solo perché è presente la malattia, provare a scrivere su un foglio i motivi che portano ad avere speranza. Trascorrere il tempo a contatto con la natura, frequentare persone positive ed attive nonostante il cancro, anche queste azioni sono fondamentali per coltivare la speranza.

Stress e ansia

Durante e dopo il trattamento è normale provare una sensazione di ansia, ciò è dovuto ai vari cambiamenti repentini di vita che caratterizzano questo periodo. L’ansia non permette di rilassarsi completamente, ci si sente sempre in tensione e agitazione. Il corpo stesso manda dei segnali: il cuore batte più velocemente, si alternano mal di testa e dolori muscolari, si verifica o mancanza di appetito o voglia di abbuffarsi, lo stomaco fa male e si verificano episodi di diarrea, ci si sente deboli e con vertigini, il sonno cala notevolmente sia nella durata che nella qualità, si fa fatica a concentrarsi. Se questi segnali si manifestano, è fondamentali parlarne al medico, possono essere comuni segni di stress oppure anche effetti collaterali delle terapie. Anche se si trattasse solo di stress, è bene correre subito ai ripari. Il consiglio fondamentale è non soffocare mai i propri sentimenti, stress, ansia e rabbia vanno sempre espressi, portati fuori! Anche piangere aiuta, è un’eccellente valvola di sfogo.

 

Tristezza e depressione

La malattia porta tristezza, sia durante i trattamenti, sia quando questi sono terminati. Ci vuole tempo per elaborare questo shock, anche dopo le cure. Durante questa fase è normale non avere appetito, sentirsi stanchi e  “svuotati”. Per alcuni, questi sentimenti si attenuano nel tempo, per altri invece diventano ancora più forti, nel secondo caso si parla di depressione.

Depressione

La depressione va innanzitutto riconosciuta e poi di conseguenza curata rivolgendosi allo specialista più idoneo (talvolta può anche essere presente un’équipe di specialisti che si confrontano tra loro e agiscono ciascuno con le proprie competenze). Lo psicologo ad esempio può affiancare lo psichiatra, tenendo presente che solo il secondo può prescrivere farmaci. Nel caso si seguano terapie con antidepressivi è fondamentale attenersi scrupolosamente alle indicazioni del medico, gli antidepressivi non creano dipendenza se si procede in maniera graduale per eliminarne l’uso. L’interruzione improvvisa senza consultarsi con il medico è molto pericolosa!

Come accennato sopra, la depressione va innanzitutto riconosciuta e non è cosa facile: di seguito elenchiamo i sintomi più comuni. Essi prevedono, una sensazione di nervosismo e instabilità emotiva, sentirsi ingiustamente in colpa per qualcosa, sentirsi indifesi o senza speranze, cambiamenti soventi d’umore, difficoltà di concentrazione, piangere spesso e volentieri, vedere un piccolo problema come insuperabile o concentrarsi troppo e solo sull’ostacolo e non sulla soluzione, non provare più interesse verso quello che prima invece faceva divertire, non provare più piacere nei piccoli gesti quotidiani come un pranzo con gli amici o una passeggiata all’aria aperta, pensare al suicidio o all’autolesionismo, avere dei pensieri negativi che affollano la mente, dormire troppo o troppo poco.

Ci sono poi segnali fisici che induco a pensare alla depressione, tra questi indubbiamente spicca l’aumento o la perdita di peso non intenzionali e non dovuti alle terapie oncologiche o alla malattia stessa, il battito cardiaco accelerato, la secchezza delle fauci, l’aumento della sudorazione, mal di stomaco e diarrea, meno energia per svolgere le varie attività, stanchezza perenne e mal di testa.

Se uno di questi sintomi perdura per più di 2 settimane è fondamentale parlarne subito al medico, ottenere l’aiuto necessario è importate e la depressione non passa da sola ma solo con l’aiuto di te stesso in primis e dello specialista idoneo.

Senso di colpa

È un sentimento che accomuna molti malati di cancro, sopraggiunge perché ci si sente un peso per famigliari e amici. Può anche accadere di sentirsi in colpa perché si prova invidia per la salute altrui. Si pensa a volte che il proprio stile di vita, la propria alimentazione abbiamo portato ad ammalarsi e nuovamente scattano i sensi di colpa. Anche in questo caso, parlarne con le persone giuste, aiuta.

Solitudine

Il senso di solitudine deriva dall’abbandono (seppur momentaneo) da parte di amici che fanno fatica a gestire la malattia e quindi si allontanano. A volte invece ci si sente così male fisicamente che non si riesce a prendere parte ad attività sociali. Dal punto di vista psicologico, può invece accadere di percepire di non essere capiti da chi ci sta accanto. Dopo le terapie, può accadere di sentirsi trascurati dal proprio medico e perdere parte delle attenzioni che si avevano prima. Il supporto emotivo è decisivo: parlare con chi ha vissuto la stessa situazione ed è positivo, infonde energia e dona forza. Inoltre, non c’è il rischio di non essere capiti, si condividono momenti difficili ma anche momenti di vittoria sulla malattia.

L’essere umano possiede infine una incredibile forza interiore, che magari neanche pensava di avere e purtroppo o per fortuna, la scopre proprio in questi momenti delicati della sua vita o di quella delle persone che ama. Il dialogo aiuta a scoprire o riscoprire questa forza, questa energia positiva che è presente, anche se talvolta “assopita”. La volontà di fare un “lavoro su stessi” per imparare a sfruttare questa grande energia porterà sicuramente solo grandi soddisfazioni.

Elisa Cantarella – OTI Oncology Esthetics Italia con la supervisione di Angela Noviello

Fonte articolo: NIH National Cancer Institute www.cancer.gov



Data: 20 Febbraio 2019

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