La socio-estetista

Chi sono le socio-estetiste, cosa fanno e, soprattutto,
quali sono i percorsi formativi e istituzionali
che è necessario intraprendere per svolgere questa
attività e arrivare a delineare una regolamentazione
della figura professionale?

estetica oncologica

Per rispondere a queste e a molte altre domande si è svolto, lo scorso mese di ottobre a Bologna, il convegno dal titolo“La socio-estetista: competenze, responsabilità e riconoscimento del ruolo e degli ambiti professionali”, organizzato da CNA Benessere e Sanità dell’Emilia- Romagna, in collaborazione con le corrispondenti unioni regionali di Toscana, Marche, Lombardia e Piemonte. Un tema di grande interesse e attualità, come testimoniato dalla notevole affluenza di partecipanti: 130 presenti con prevalenza di estetiste qualificate, cinque aziende sponsor e altrettante partnership. La giornata di lavori, coordinata da Laura Grilli, presidente CNA Benessere e Sanità dell’Emilia-Romagna e presidente CEPEC, si è aperta con l’intervento di Luca Rizzo Nervo, Assessore alla Sanità, Welfare, Innovazione Sociale e solidale del comune di Bologna, che ha messo in evidenza il valore del lavoro della socio-estetista, in quanto elemento terapeutico che consente di “ribadire la dignità della persona attraverso l’aspetto fisico”. La platea ha ricevuto anche il saluto di Paolo Govoni, Presidente CNA Emilia Romagna, che ha evidenziato come la maturità del settore renda auspicabile la capacità di trovare nuove traiettorie di sviluppo.

UNA REALTÀ CONSOLIDATA

L’attività di estetista oncologica, svolta ormai da alcuni anni anche in Italia, grazie ai numerosi progetti attivati da OTI (Oncology Training International), ha dimostrato di apportare benefici alle persone coinvolte, come ha spiegato Paola Taranto – psicologa e ricercatrice,collaboratrice di Valentina Di Mattei, Università Vita e Salute, Ospedale San Raffaele Milano. I dati raccolti dopo tre anni di attività del progetto ‘Salute allo Specchio’ hanno permesso di evidenziare il valore sociale di questa iniziativa che si propone di far recuperare alle pazienti l’identità come persona e soprattutto come donna, esercitando un forte impatto sulla qualità della vita, con risvolti psicologici importanti. È emersa la necessità di implementare terapie complementari per contrastare gli effetti collaterali delle cure, che comportano ricadute importanti a livello estetico. Un esempio? “La domanda più frequente che le oncologhe e le psicologhe dell’ospedale San Raffaele, si sento rivolgere è: ‘perderò i capelli? Questa domanda, però – ha puntualizzato Paola Taranto-, sottintende un bisogno psicologico molto più ampio, che ha a che fare con la qualità di vita e la possibilità di mantenere un’identità al di là di quella del malato”. In quest’ottica si inserisce ‘Salute allo Specchio’, un progetto di supporto psico-sociale, che si occupa, attraverso tecniche non convenzionali, di aiutare le pazienti a recuperare la propria immagine corporea, all’interno di un contesto di gruppo. Tre i momenti fondamentali del progetto: riduzione degli stati di ansia e depressione; aumento del livello di autostima; cambiamento nella percezione delle cure. Perciò è necessario che, in questo percorso, l’estetista venga affiancata dallo psicologo. Il punto focale di questo progetto, come ha sottolineato nel suo intervento, Angela Noviello, direttore Italia e Coordinatore Europa OTI, è quello di essere riusciti ad attivare un processo di umanizzazione delle cure, che è stato possibile grazie all’idea vincente di portare i trattamenti estetici direttamente in ospedale.

ESPERIENZE SUL TERRITORIO

Cosa si può fare con la dermopigmentazione? “Si può ridisegnare la linea delle sopracciglia-ha spiegato Brigida Stomaci, CNA Lombardia-; così come la rima palpebrale, non solo per bellezza, ma anche nei casi di alopecia; si può ricolorare la mucosa labiale, per esempio, nei casi di interventi di chirurgia maxillo facciale. Con la micro pigmentazione, inoltre, si possono mimetizzare cicatrici e macchie ipocromatiche, si può ricostruire l’areola mammaria, ma anche correggere errori di micro pigmentazione, causati da operatori inesperti”. Cosa serve per evitare danni? La conoscenza della tecnica del trucco e del colore, conoscenza della pelle e delle diverse morfologie, l’etica professionale, l’abilità manuale, che si acquisisce con l’esperienza, e anche la conoscenza della storia del costume.

UN PERCORSO IN EVOLUZIONE

L’intervento di Sonia Marinelli, responsabile dell’Istituto di formazione La Verbena, ha posto l’accento sulla necessità di arrivare a definire, anche in Italia, uno standard formativo per la specializzazione di socio-estetista. Fonte di ispirazione potrebbe essere il modello francese (CODES), che definisce l’estetica sociale “una pratica professionale di trattamenti estetici rivolti a persone che per i motivi più diversi hanno subito un danno della loro integrità fisica (malattia, vecchiaia, incidenti), psichica o sociale (disoccupazione, detenzione carceraria)”. Nel modello francese i requisiti per accedere alla specializzazione sono il diploma di stato di estetista, più un’esperienza professionale minimo di 2 anni. La formazione prevede 507 ore totali suddivise in: 199 ore di formazione teorica e pratica in aula; 150 ore di formazione/orientamento in strutture sanitarie e socio assistenziali; 80 ore di stage. Cresciuta negli ultimi anni anche in Italia, la cultura dell’estetica sociale pone con urgenza la necessità di definire un percorso formativo mirato. La struttura del corso di specializzazione per socio-estetista, proposto da CNA, prevede 5 diversi moduli della durata complessiva di 600 ore di cui 200 ore di stage, 200 preparazione tecnico-scientifica, 100 ore comunicazione e relazione con il paziente, 50 ore preparazione giuridico-legislativa e 50 ore project work individuale e di gruppo. I corsi di formazione per socio-estetiste sono riservati a estetiste qualificate con almeno 3 anni di attività lavorativa, come dipendente, titolare socio o associato, negli ultimi cinque anni. In questo contesto è evidente la necessità di rivedere la legge 1/90 e inserire nel suo contenuto il percorso di specializzazione in socio-estetista. È fondamentale, quindi, arrivare a definire uno standard formativo, condiviso con le estetiste.

INTERAZIONE MEDICO/ESTETISTA

Un altro aspetto controverso, quello relativo all’incontro/scontro tra medico ed estetista, è stato analizzato da Daniela Bulgarelli del servizio igiene pubblica dell’Ausl di Modena. “Si è parlato ampiamente dell’attività della socio-estetista a supporto del reparto di oncologia, ma pensiamo all’importanza che potrebbero avere estetiste e parrucchieri in un reparto di lungo degenza, dove il paziente può avere la necessità di prendersi un momento per sè stesso anche attraverso un massaggio. La cura di sé rientra nel concetto di salute dato dall’OMS, che non è semplice assenza della malattia ma è un insieme completo di benessere fisico, psichico e sociale”. La difficoltà principale nel rapporto medico/estetista è che talvolta il medico è arroccato sulle sue posizioni, di fatto non c’è una formazione di base tale per cui il medico è portato ad approfondire i temi dell’estetica e della cosmesi.estetica oncologica“Per arrivare a un percorso condiviso e a un incontro tra questi due mondi- ha proseguito la dottoressa Bulgarelli sono necessari, da una parte la formazione culturale e scolastica dell’estetista e la costruzione di un profilo professionale; dall’altra la formazione culturale del medico, non solo dal punto tecnico, che deve approcciarsi a un’altra cultura, senza costruzioni mentali. Ogni professione ha pari dignità ma se si vuole lavorare insieme, devono capire l’uno il mondo dell’altro. Deve esserci un continuo confronto, entrambi devono imparare a conoscere altre figure professionali. Bisogna anche chiarire qual è l’ambito di intervento. Quindi è necessario arrivare a formulare dei progetti di intervento sinergico”. L’intervento di Daniela Bulgarelli ha poi messo in evidenza argomenti innovativi che richiedono un maggiore livello di approfondimento: primo fra tutti la dermopigmentazione, che richiede una formazione dedicata, e il tema della sicurezza dei pigmenti. Anche la cosmesi, in questi anni, ha subito una rivoluzione normativa; per questo la conoscenza capillare del cosmetico e della sua normativa, sono temi da approfondire, in particolare in un campo così delicato come quello della socio-estetica.


Data: 19 Dicembre 2016