Iperpigmentazione in estetica oncologica

ESTETICA ONCOLOGIA | IPERPIGMENTAZIONE IN ESTETICA ONCOLOGICA | di Angela Noviello

L’iperpigmentazione è un’alterazione della normale colorazione della pelle che genera la comparsa di aree più scure (più o meno estese), rispetto alla cute circostante. Tale fenomeno coincide con una maggior produzione di melanina nello strato basale dell’epidermide che, avanzando in superficie, crea l’inestetismo

Le terapie oncologiche tra cui la chemioterapia, le terapie target e la radioterapia tra i diversi effetti collaterali a carico della cute possono proprio causare iperpigmentazioni. Si ritiene che il cambiamento di pigmentazione della cute possa essere indotto dal chemioterapico per un effetto tossico diretto sui melanociti, ovvero possa essere stimolato da fenomeni quali l’azione degli ormoni, dall’irritazione e dall’infiammazione nei soggetti in cui il sistema immunitario sia particolarmente indebolito.

Solitamente questo inestetismo compare dopo due o tre settimane dall’inizio delle terapie e scompare
in modo spontaneo dopo 10/12 settimane dalla fine dell’ultima seduta di trattamento. Il fenomeno può essere temporaneo ma in qualche caso può essere permanente. Le aree generalmente colpite da tale effetto collaterale sono in prossimità delle articolazioni, le unghie, la bocca, lungo il decorso della vena interessata dall’infusione del chemioterapico e in modo diffuso sulla cute di tutto il corpo Esiste in particolare una classe specifica di farmaci responsabili di questo effetto collaterale tra i quali ricordiamo: Melphalan, Busulfan, Ciclofosfamide, 5-Fluoracil, Doxorubicina, Daunorubicina, Bleomicina, BCNU.

Solitamente l’obiettivo principale nel trattare l’iperpigmentazione è quello di cercare di eliminare il pigmento riducendo al contempo la produzione di melanina. I vari metodi presenti oggi sul mercato per il trattamento delle macchie come per esempio i trattamenti a base di acido glicolico, i retinoidi, l’acido salicilico, la microdermoabrasione per citarne alcuni sono ritenuti troppo aggressivi per poter essere tollerati dalla cute particolarmente compromessa delle persone in cura per una patologia oncologica. Inoltre i trattamenti schiarenti riducono la capacità della cute di proteggersi dalle radiazioni, questa caratteristica è già presente nelle persone in cura che presentano (a causa delle terapie) un’accentuata fotosensibilizzazione. A seguito di tali osservazioni gli studi scientifici raccomandano un’educazione alla profilassi e laddove possibile alla prevenzione di tali manifestazioni.

Solitamente l’obiettivo principale nel trattare l’iperpigmentazione è quello di cercare di eliminare il pigmento riducendo al contempo la produzione di melanina

Si raccomanda il corretto uso del protettivo solare prima, durante e dopo le terapie e un’autocura cosmetologica domiciliare quotidiana semplice ma costante a base di prodotti idratanti ed emollienti che rispettino la delicatezza della cute in questa fase con l’obiettivo di proteggerla e difenderla. E’ importante poter garantire la corretta idratazione e protezione anche dall’interno quindi è indispensabile garantire un valido apporto di antiossidanti e antiinfiammatori (la ricerca sottolinea l’importanza del ruolo degli antiossidanti e degli infiammatori nel contrastare la formazione delle iperpigmentazioni).

Il manifestarsi delle macchie quindi nelle persone in cura deve essere possibilmente prevenuta attraverso l’uso costante di una cosmesi semplice e sicura che veda tra gli ingredienti dominanti attivi per esempio: la Vitamina E, l’aloe, la liqurizia, la calendula, il melograno, la rosa mosqueta, l’ossido di zinco rispettando la delicatezza della pelle e ripristinando il più possibile le sue funzioni barriera. Per le macchie persistenti, una volta ultimate le terapie sarà cura del medico oncologo e di tutti i professionisti coinvolti stabilire il trattamento riparativo più adeguato.

L’esperto risponde a redazione@mabella.it oppure a angela@oti-oncologytraining.com

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Data: 7 Settembre 2017